Si fa presto a dire buona notte…il problema è dormire! E un problema piuttosto comune. Soffrono di una qualche forma di insonnia circa 13 milioni di italiani. Hanno difficoltà ad addormentarsi (insonnia primaria) oppure si svegliano spesso (insonnia centrale) o anche si svegliano all’alba (insonnia tardiva). Sono più spesso donne (60 per cento) e persone in là con gli anni: a partire dai 55-60 il numero degli insonni sale sensibilmente. Eppure dormire è una necessità fisiologica. Durante il sonno il metabolismo funziona, mentre noi immagazziniamo nutrienti. Il cervello processa e fissa ricordi, e quindi apprende, impara. Il sonno insomma non è un’interruzione temporanea delle attività della vita, ma è il momento in cui altre attività, diverse da quelle della veglia ma altrettanto necessarie, trovano spazio. E quando questo spazio non lo trovano si diventa più irritabili, incapaci di concentrazione, lavorare o studiare diventa impossibile, si perde interesse per tutto, aumenta l’ansia, e addirittura si rischia di più di ammalarsi di malattie cardiovascolari.
Ma perché non si dorme? L’insonnia è una dissonnia cioè un disturbo delle alterazioni del ritmo, della quantità e qualità del sonno (le parasonnie invece sono i disturbi che prevedono un evento anomalo nel corso del sonno: bruxismo, enuresi, sonnambulismo…). Se l’insonnia ha una causa – che può essere fisica: dolore cronico, reflusso, asma, bronchiti, farmaci, sostanze eccitanti… oppure psichica: depressione, disturbi dell’ansia, stress…– si dice insonnia secondaria. Quando invece non ha cause apparenti, l’insonnia è primaria.
Che fare? Se l’insonnia è cronica (in genere si definisce così se dura da più di un mese) un colloquio con uno specialista è una buona partenza: l’anamnesi è fondamentale per capire le cause del disturbo, e, se ci sono, per rimuoverle (dieta sbagliata, troppi eccitanti, troppo alcol, vita eccessivamente irregolare, presenza di altre patologie…). Esistono anche esami specifici dell’insonnia come la polisonnografia (che consiste in un monitoraggio continuo del paziente durante la notte) e prescritti più raramente l’actigrafia e il test di latenza (rispettivamente rilevano movimenti durante il sonno e la sonnolenza diurna).
Quali sono le cure? Ci sono farmaci: a seconda del tipo di insonnia– primaria, centrale o tardiva– e della nostra storia e situazione personale il medico può prescrivere un ipnotico, oppure un ansiolitico o un antidepressivo. (A questo proposito: attenzione ad evitare il fai de te della prescrizione. Parliamo di sostanze psicotrope, molecole importanti che possono interferire con la vita diurna). La psicoterapia può affiancarsi e anche sostituirsi ai farmaci. Infine qualcuno ritiene che prodotti fitoterapici e omeopatici, o l’agopuntura, possano dare effetti apprezzabili nel trattamento del disturbo. Naturalmente se l’insonnia è secondaria ad altre patologie può essere il caso di partire da lì.
I consigli. Quando le brutte notti sono l’effetto di cattive abitudini diurne si può tentare di aiutarsi da soli. Qualche consiglio può essere:
- eliminare o ridurre caffè, tè, cioccolata, alcol (che fa crollare, ma provoca risvegli frequenti e sonno di pessima qualità) e la sera non fumare
- fare attività fisica fa bene, ma non la sera prima di dormire
- andare a letto quando si ha sonno altrimenti meglio fare qualcos’altro
- non andare a letto né troppo sazi né affamati. A proposito di cena: i carboidrati sono sedativi naturali perché stimolano il cervello a utilizzare in modo ottimale la serotonina. Quindi pasta, riso o qualche biscotto la sera vanno bene.
- evitare in camera da letto temperature eccessive: vanno bene 18 gradi. E poi cercare di isolarsi dai rumori e dalla luce.
- Leggere solo testi che ci distraggano dai pensieri del giorno (non portarsi a letto documenti di lavoro!)
- Se si è sovrappeso cercare di dimagrire, l’obesità fa dormire peggio.