La dieta mediterranea
La dieta mediterranea

Fu lo statunitense Angel Keys, all’inizio degli anni ’60 a battezzarla così. Lo scopo era di darle un nome semplice per proporla agli americani come modello alimentare protettivo per le malattie cronico-degenerative del benessere: ipertensione, diabete, obesità, alcuni tumori… già allora emergenti della società americana.

Ma cosa intendeva davvero Keys, e cosa si intende oggi per dieta mediterranea? Contrariamente a quanto molti probabilmente pensano, la dieta mediterranea non è genericamente una alimentazione a base dei prodotti tipici del bacino del Mare Nostrum. È anche questo, certamente. Ma è pure qualcosa di più preciso: è l’alimentazione semplice, frugale, delle popolazioni di contadini e pescatori dell’Italia centro-meridionale del dopoguerra che Keys studiò e che consisteva soprattutto in un introito energetico contenuto (una quantità di calorie pari a circa 2500 al giorno) e largamente basata sul consumo di alimenti di origine vegetale: frutta e verdura, e in più porzioni al giorno, ma pure cereali (grano riso..) e derivati. Pesce, specie quello semplice e povero (in tutti i sensi: è quello che costa meno) come il pesce azzurro. Olio d’oliva, da privilegiare rispetto ai grassi animali e poi patate e legumi.

Nella dieta mediterranea non si escludono le carni (non è una dieta vegetariana) che però sono previste in quantità modeste e più spesso bianche (pollame, animali da cortile…).

Ricapitolando: la dieta mediterranea privilegia gli alimenti d’origine vegetale e il pesce, pane, pasta (meglio integrali) riso, verdura e patate, legumi, frutta, olio d’oliva. Prevede ma con più moderazione alimenti di origine animale: carne, burro, formaggi, uova, pollame, latte yogurt, ecc.. (e pochi dolci!)

Le ragioni della sua fama. Ma per quale ragione la dieta mediterranea è considerata sana? Propro perché è una alimentazione che privilegia cibi di origine vegetale. I vegetali infatti sono naturalmente ricchi di vitamine (specialmente A e C) di fibre e di minerali. Ma anche di sostanze cosiddette minori protettive per la salute, come per esempio i composti solforati di aglio e cipolla con attività antibiotica, come i fenoli i flavoni, gli indoli antiossidanti presenti in tante verdure e nella frutta, come i composti solforati dei cavoli che proteggono dai tumori del tratto digerente, per esempio.

L’unicità…del piatto unico. La dieta mediterranea è sana ma anche comoda perché e probabilmente l’unico stile alimentare che permettere con estrema facilità la preparazione e il consumo di piatti unici, cioè di pietanze singole sì, ma anche – e qui è l’unicità – complete dal punto di vista nutrizionale. Per esempio le zuppe di verdura e legumi con pasta o riso, oppure la pasta condita con carne, o formaggio o pesce. Anche la pizza (cerali, vegetali e formaggio) è un piatto unico…oltre che con ogni probabilità il più gustoso e noto del mondo. Ebbene: a tutte queste pietanze basta aggiungere un contorno di verdura condito con olio d’oliva e il pasto è perfettamente equilibrato.

Nonostante la dieta mediterranea sia un’alimentazione italiana, sia la nostra alimentazione, anche da noi sta cedendo il passo a stili alimentari più ricchi di grassi e più poveri di vegetali tipici del Nord Europa e degli Usa. Le ragioni di questo declino in patria sono culturali (i nostri modelli tradizionali sono subalterni a quelli dei paesi anglosassoni: inevitabilmente finiamo per assumere i loro comportamenti, specie di consumo). Ma anche pratiche: la vita si è complicata e succede che molti considerino oggi più facile rivolgersi oggi a piatti già pronti, prova ne è il fatto che da qualche anno la vendita di pietanze che evocano nei nomi mamme, nonne e zie, e che basta scartare per pranzare, si è moltiplicata. Tutto questo oltre a essere un peccato per la nostra salute, è anche un’occasione mancata, perché la dieta mediterranea vera in realtà è semplice: richiede tempi brevi di preparazione e nessuna particolare maestria. D’altronde, a ben pensarci, non risulta alle cronache che i contadini e pescatori meridionali degli anni ’50 e ’60 fossero cuochi provetti, o che avessero il tempo e le energie per avviare menu complicati. Riflettiamoci…