shutterstock_127766126Si chiama binge drinking e consiste nell’ingurgitare velocemente e possibilmente a stomaco vuoto una grande quantità di alcol – 6 o più bicchieri – all’unico scopo di perdere il controllo nel più beve tempo possibile.

Dei circa 3 milioni e mezzo di binge drinkers mediamente registrati nel corso degli ultimi anni, la quota maggiore si registra costantemente al di sotto dei 25 anni con un picco tra i 18-24 anni e quote superiori alla media nazionale per le ragazze tra i 16 e 17 anni di età.  Birra e alcopops insieme agli aperitivi alcolici sono le bevande acquistate con maggior facilità dai giovani sotto l’età minima legale: i dati disponibili indicano che 1 giovane su 2 le ha consumate in un esercizio e 2 su 3 ha acquistato nei negozi nonostante i divieti.  Sulla base dei dati di mortalità prodotti dall’ISS è noto che l’alcol causa mediamente 18.000 morti l’anno e  rappresenta la prima causa di mortalità sino ai 29 anni di età: cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti, prevalentemente stradali e sotto l’influenza dell’alcol rappresentano la causa più frequente di morte. Il 17% circa di tutte le intossicazioni alcoliche giunte in un pronto soccorso è registrato per ragazzi e ragazze sotto i 14 anni di età. 

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Alcol, tra gli ultra 65enni i bevitori definibili a rischio, ossia con un consumo giornaliero di alcol superiore a 1 UA, sono circa il 40% degli uomini e il 10% delle donne, con una frequenza approssimativamente raddoppiata rispetto agli adulti. Inoltre, il numero assoluto di bevitori a rischio oltre i 65 anni è destinato ad aumentare in modo esponenziale a causa del rapido invecchiamento della popolazione. Dei 17.000 decessi alcolcorrelati l’anno in Italia sono soprattutto gli anziani a registrare le più elevate quote di mortalità.

L’alcol, anche a piccole dosi, è responsabile di oltre 200 malattie e di numerosi tipi di cancro tra cui quello più sensibile per le donne è quello al seno.

I giovani rischiano di più. Il primo dato, il più drammatico che per la sua chiarezza estrema non necessita di commenti: gli incidenti stradali in Italia sono la prima causa di morte tra i 15 e 29 anni. Ebbene: il 30 per cento di essi ha un correlazione con l’alcol. Ma oltre alla strada ci sono le intossicazioni alcoliche, più frequenti in età evolutiva che non tra gli adulti, visto che fino a 13-14 anni il sistema enzimatico non è ancora in grado di processare, cioè di metabolizzare, l’alcool, che quindi rimane in circolo più a lungo con effetti che richiedono il ricovero. Ma se questi sono gli rischi immediati, non mancano le conseguenze a lungo termine dell’assunzione di alcol. Per tutti, ma in particolare – dicono gli esperti, per gli adolescenti che hanno già problemi di salute.

Alcol e obesità, un binomio da evitare. A questo riguardo è di interesse uno studio dei ricercatori del Bambino Gesù di Roma. Il lavoro ha indagato l’associazione tra alcol e obesità, una condizione quest’ultima, che nel nostro paese riguarda 1 bambino su 3. Tutti i ragazzi bevitori – dicono gli autori – hanno un rischio più elevato di ammalarsi di patologie epatiche, ma questo rischio si amplifica per i bevitori obesi o con sindrome metabolica. Questi ragazzi, secondo l’ indagine, rischiano più degli altri ol cosiddetto fegato grasso e una riduzione progressiva delle funzioni epatiche, fino alla totale perdita, in età adulta, della funzionalità dell’organo, con la conseguente perdita di aspettative di vita.

Che fare? Primo, parlarne. Sotto l’egida dell’Oms, del Ministro della salute e dell’Osservatorio nazionale alcol è stato pubblicato di recente un decalogo per i genitori sul consumo giovanile di alcol. Sono molti i consigli, ma tra tutti forse il più efficace è quello di non aspettare l’adolescenza per parlare ai figli dei danni e dei rischi per la salute legati al consumo di alcol. Di non aspettare cioè la fase in cui tutto quello che diciamo diventa improvvisamente e inevitabilmente una “esagerazione”, e la voglia di disobbedire quasi un necessità biologica. Molto meglio è farlo prima, parlare prima con i figli, metterli in guardia dall’abuso quando sono piccoli. Questo sì, è meglio farlo tutto e subito.