Cosa fare se entriamo a contatto con una medusa?
Cosa fare se entriamo a contatto con una medusa?

Mostri marini e altri disastri. Al solo sentirle nominare mamme acchiappano al volo bambini inconsapevoli e donne in fase di tintarella sul bagnasciuga di ritraggono verso la macchia mediterranea… In realtà le meduse nostrane, quelle che popolano il Mediterraneo, sono tra le meno cattive del mondo: il liquido che sprigionano dai tentacoli (un mix di tossine e sostanze urticanti) provoca bruciore, prurito, arrossamento, pomfi e nel caso di alcune specie anche dolore, ma, tranne in rarissimi casi, non è responsabile di reazioni allergiche o, peggio, di shock anafilattico. Dopo un contatto con una medusa la prima cosa da fare è staccare dalla pelle eventuali frammenti di tentacoli e sciacquare la parte interessata per diluire il più possibile il liquido che ancora non è penetrato nella cute. Quello che non va fatto invece è strofinare la parte colpita con sabbia, alcol, aceto, o altro: non servono e strofinando potrebbe peggiorare la situazione. Una buona cosa è quella spalmare sulla parte interessata un gel astringente, un sale di alluminio, che disinfetta la cute riduce il prurito e il gonfiore. Sulla parte interessata dal rossore è meglio evitare di continuare a prendere il sole.

Le tracine sono pesci, lunghi più o meno 15-20 centimetri. Sono animali da agguato, vivono sepolti sotto la sabbia, da cui fuoriescono solo gli occhi e una lunga spina, che in realtà è la pinna dorsale, collegata a un apparato ghiandolare che produce il veleno. L’aculeo della tracina produce una ferita che provoca ecchimosi e un dolore intenso che possono perdurare anche a uno-due giorni. Tuttavia non ci si deve preoccupare troppo. Anche se <<in linea teorica – leggiamo il sito di Tossicologia clinica della Cattolica di Roma – non si può escludere che la puntura della tracina provochi in un soggetto allergico uno shock anafilattico, si tratta comunque di un evento da considerare rarissimo e soprattutto senza, al momento, descrizioni nella letteratura scientifica>>. Il veleno della tracina si inattiva col calore: per questo gli esperti consigliano di immergere la parte colpita in acqua calda ( evitare che sia bollente, per non rischiare un’ustione) oppure nella sabbia per minimo 30 minuti. Se il dolore diventa intenso e non accenna a diminuire, è bene consultare un medico.

Il colpo di calore. La temperatura elevata, oltre i 32-35° con l’assenza di ventilazione e un alto tasso di umidità impediscono l’evaporazione del sudore, un fenomeno solo apparentemente sgradevole, in realtà importantissimo, che serve a raffreddare l’organismo e a proteggerlo nelle situazioni di clima estremo. Caldo, umidità e aria ferma sono infatti le condizioni alla base del colpo di calore, un evento che in forma grave colpisce soprattutto gli anziani e i bambini piccoli e può provocare danni permanenti a carico di organi vitali. I sintomi sono un improvviso malessere generale a cui fanno seguito arrossamento cutaneo, superficie corporea calda ma non bagnata, e poi: battito cardiaco irregolare, testa pulsante, senso di vertigini, nausea e febbre. La temperatura raggiungere 40 gradi centigradi nel giro di 10 minuti

Che fare? Chiamare i soccorsi. Nell’attesa la persona colpita va trasportato all’ombra, possibilmente in un luogo ventilato, va distesa con le gambe sollevate e va avvolto in teli, vanno bene gli asciugamani da spiaggia bagnati in acqua fredda.