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La nascita della professione dell’ostetrica

Il 12 luglio del 1778, a Roncastaldo, Bologna, nasce Maria Nanni, la donna che trasformò il mestiere della levatrice da un affare di donne in profession, di donne per le donne. Aveva origino contadine, Maria, ma anche la fortuna di avere parenti “onorati” – come si diceva all’epoca – cioè economicamente e culturalmente in grado di prendersi cura della sua istruzione e educazione. E questo in effetti fa per lei un cugino, il sacerdote don Giacomo dalle Donne, che resosi conto delle potenzialità intellettuali della ragazza chiede ai genitori di affidargliela per avviarla agli studi superiori. Maria, grazie a don Giacomo, del quale prende presto anche il cognome, viene quindi introdotta allo studio delle lettere e del latino dal medico Luigi Rodati, che una volta nominato professore di patologia e di medicina legale all’Università di Bologna, porta con sé la ragazza affidandola a sua volta ai eminenti insegnanti dell’epoca: Giovanni Aldini, fisico, Sebastiano Canterzani, matematico, e Tarsizio Riviera, chirurgo e docente di ostetricia. È proprio Riviera a indirizzare Maria Dalle Donne allo studio dell’ostetricia e a spingerla laurearsi in medicina e filosofia . Fu così che Maria Dalle Donne, il 19 dicembre 1799 dopo una solenne presentazione che si tenne nel teatro anatomico dell’Archiginnasio, diventa Dottore in Medicina.

Ottenuta la laurea, la giovane donna partecipa a diverse dispute pubbliche distinguendosi sempre per la profonda conoscenza della Medicina: funzioni dei diversi organi e apparati, pratiche terapeutiche, rimedi e farmaci. E in modo particolare per l’importanza che attribuisce al rispetto delle regole igieniche nella pratica medica, a qui tempi ancora piuttosto trascurate.

Le cronache narrano che Napoleone Bonaparte avendo avuto l’opportunità di ascoltarla nel corso di uno dei suoi interventi pubblici bolognesi, o avendone avuto notizia, fece istituire nel 1804 una cattedra universitaria di ostetricia, la prima del genere in Italia, destinata proprio a Maria, la quale, nello stesso anno, aiutata economicamente nell’impresa da Papa Pio VII fonda una scuola per levatrici, la Scuola Pubblica per Levatrici di Bologna. Una scuola antica: parliamo di oltre due secoli fa, ma per alcune caratteristiche una scuola decisamente moderna.

Le allieve – tutte donne – dovevano saper leggere e scrivere, e tramite certificazioni della Cancelleria Vescovile e dell’Autorità di Polizia dovevano poter dimostrare la propria buona condotta. Tuttavia – siamo comunque agli inizi dell’Ottocento! – dovevano essere preferibilmente sposate o vedove “disdicendo ad una donna nubile il conoscere e apertamente trattare cose che offendono la pubblica decenza, come spesso è costretta a fare la levatrice” , come si legge nei documenti dell’epoca.

Per accedere agli insegnamenti della Dalle Donne era obbligatorio passare un esame di ammissione: il Sindaco della Facoltà Medica valutava l’idoneità delle allieve con un colloquio iniziale, superato il quale le studentesse potevano frequentare la scuola, che durava un anno: nei primi 6 mesi si apprendeva la teoria poi si affrontava un tirocinio pratico.

Alle allieve promosse – l’idoneità veniva valutata prima dalla direttrice, poi da professori di Chirurgia e Ostetricia dell’Università – veniva rilasciata dall’Autorità Ecclesiastica una Patente senza la quale era vietato esercitare la professione.

Con l’istituzione della Scuola Pubblica per Levatrici della Dalle Donne l’ostetrica smette di essere una comare, una amica o una vicina di casa particolarmente abile e diventa una professionista, con meriti e competenze specifiche. E con tanto di diploma a dimostralo. A tutto vantaggio della sicurezza e della salute di tutte le altre donne.